PINOT NERO IN OLTREPÒ: UNA GRANDE STORIA
(testo tratto da Vinoltrepò – periodico del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese – marzo 2007)
L’America, il sogno economico di quanti partirono dall’Europa agli inizi del Novecento alla ricerca di un lavoro e del benessere. New York, una delle mete di maggior richiamo. A chi giungeva nel porto di New York dall’Oltrepò Pavese si presentava un’immagine non insolita: accanto alla Statua della Libertà, si trovava (infatti era il 1912) il cartello pubblicitario del “Gran Spumante Svic”, prodotto dalla Società Vinicola di Casteggio, di cui Svic è l’acronimo. Per capire cosa avesse condotto a quel successo che, quasi un secolo fa, già testimoniava il livello qualitativo e imprenditoriale raggiunto dai vini dell’Oltrepò, è necessario muoversi a ritroso nel ‘900. Nel 1907, nella fase di fondazione delle Cantine Sociali dell’Oltrepò Pavese, nasceva la Svic, la cui conduzione fu affidata all’enologo Pietro Riccadonna. Dal 1909 gli venne affiancato Angelo Ballabio. Pietro Riccadonna va considerato come uno dei padri della spumantizzazione moderna, in particolare per quanto riguarda il Metodo Classico. Enologo, ma anche uomo di comunicazione, Riccadonna coniò lo slogan “Che cos’è la vita se non spumeggia il vino?” che accompagnò la promozione degli spumanti prodotti a Casteggio. Da una parte Riccadonna, dall’altra Ballabio (alla cui azienda, grazie soprattutto all’apprezzamento per lo spumante secco, Emanuele Filiberto duca d’Aosta concesse il contrassegno di Provveditore delle Real Casa con autorizzazione a fregiarsi delle insegne ducali, nel 1931) sono i nomi che testimoniano la storicità dello Spumante Metodo Classico prodotto in Oltrepò Pavese.